Il valore aggiunto, parole che ai più non dicono nulla ma che rappresentano l’incubo degli agricoltori, degli imprenditori agricoli, in particolar modo nel settore ortofrutta. Un’agricoltura che produce e finanzia il grossista perché se in 60 giorni produci la verdura poi la vendi a uno che te la paga dopo 120 giorni e che si prende questo benedetto “valore aggiunto” stai finanziando qualcun altro che oltre a non mettere un euro con i tuoi investimenti specula il valore aggiunto. E quando l’agricoltore chiede come fare a prenderselo lui quel valore aggiunto, che poi sono Euro sonanti, c’è chi gli dice che deve organizzarsi.
Per l’ortofrutta solo l’1% è rappresentata dalla vendita diretta ed è davvero in controtendenza il Farmer’s Market di Via Foscarini, 16 – angolo Via S. Grande (nei pressi del cinema Santa Lucia) rispetto al convincimento instillato dalla Grande Distribuzione Organizzata che vuole che chi si interessa di produrre deve solo fare quello, così come deve fare solo quello chi confeziona e chi distribuisce.
Invece da noi inizia tutto in controtendenza anche alla credenza secondo cui per vendere si tratterebbe di investire nella ricerca, trovare un clone di un prodotto appetibile dal mercato, fare un club del prodotto affinché si tuteli il produttore e quindi cominciare l’INVASIONE GLOBALE.
Il 50% dell’ortofrutta italiana si vende in Germania ma c’è il problema delle BARRIERE FITOSANITARIE che impediscono di esportare l’ortofrutta italiana in paesi che sarebbero degli ottimi mercati.
Per gli Stati Uniti la nostra ortofrutta ha l’obbligo di transitare solo attraverso il porto di New York cosa che non interessa a noi del Salento leccese perché negli USA esportiamo grossi quantitativi di Kiwi e Agrumi, ma la cosa che lascia senza fiato tutti è che in Cina, Corea del Sud e Giappone, che sono paesi grandi consumatori di Kiwi, noi siamo impossibilitati ad esportare perché questi paesi pongono barriere fitosanitarie.
Tentare delle trattative paese per paese costa fatica e anni di contatti. La politica dovrebbe mettere mano a questo, anche perché gli imprenditori italiani sono presenti in questi paesi.
Il messaggio è rivolto al Ministero per il Commercio con l’estero, al ministero degli esteri e alla nostra agenzia di commercio l’istituto nazionale per il commercio con l’estero ICE http://www.ice.gov.it/ che dovrebbe, assistito dal Ministero degli affari esteri http://www.esteri.it/MAE/IT e dal Ministero dello sviluppo economico – commercio internazionale http://www.mincomes.it/ , aprire un negoziato con questi paesi sia dell’America che dell’Asia.
La cosa che deve far riflettere è che nonostante il SUPER EURO, che dovrebbe agire facendo diminuire le esportazioni, il Kiwi aumenta la quantità di esportazione. Questo fatto ci deve far riflettere e deve comportare un’azione consequenziale.
L’idea mi è venuta quando ho dovuto registrare le parole amare di un produttore di Kiwi del Salento leccese che non raccoglie più il prodotto perché il prezzo è troppo basso.
Solo un’ultima annotazione su quello che si dice quando si parla di agricoltura; è vero che c’è quella locale, quella del Farmer’s Market di Via Foscarini, 16 – angolo Via S. Grande (nei pressi del cinema Santa Lucia) o quella degli agriturismo per intenderci, ma si deve parlare anche, e forse soprattutto, del marcato globale per rafforzare anche con il “CLUB DI PRODOTTO” l’anello debole che è l’azienda agricola.
In Puglia per il clima, per la naturale propensione della nostra terra a produrre alimenti sani che ha visto sancire il motto: «La dieta mediterranea è un patrimonio da custodire e da diffondere»
inventato dal collega Dott. Agr. Paolo De Castro già Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali oggi presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo che presentò la candidatura della dieta mediterranea a Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, che oggi come tutti sano è una realtà. Per questa dieta fatta di pane, olio e vino c’è la possibilità di fare il Copyright delle varietà e istituire i Club dei Produttori.
Mi rivolgo particolarmente ai maestri dell’Università, specificamente ai prof. delle Facoltà di Agraria d’Italia, la ricerca pubblica generosa e competente del nostro Paese, ai loro saperi e alle loro ricerche che hanno tutte le carte in regola per creare innovazione e fare della Puglia e dell’intero Mezzoggiorno il “Club dei produttori del mondo!”
ANTONIO BRUNO
Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario InternationalMaster’s Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).